mercoledì 22 settembre 2010

La Schwarz-Patente

Sul "California Driver Handbook" troneggia sorridente Arnold Schwarzenegger. Non riesco a trattenere un risolino ogni volta che penso che il mio Governatore e' Terminator, dico io. Consolati, non possiamo trattenere le lacrime al pensiero che il nostro Presidente del Consiglio sia un pagliaccio, mi direte voi. Ops. Sul mio blog non si fa politica, per cui ritiro immediatamente la mano, dopo aver gettato il sasso. Atteniamoci ai fatti. Oggi ho sostenuto l'esame di guida per ottenere la patente californiana: dovevo presentarmi alle 9.40 a North L.A con il mio veicolo ed un accompagnatore patentato. Il primo paradosso di questa avventura e' che mi sono recata sul luogo dell'esame guidando perche' il mio accompagnatore patentato, la mia fedele amica, infermiera, compagna di avventure e dissaventure Marina, detesta visceralmente guidare. Mi avevano avvisato che alla DMV, praticamente l'Ufficio di Motorizzazione americano, lavorano le persone piu' frustrate e scorbutiche di tutta Los Angeles (e' un luogo famigerato come i nostri Uffici Postali) per cui ero perfettamente pronta alle barbare maniere con cui sono stata invitata ad incolonnarmi in fila, in attesa del mio esaminatore. La preparazione all'esame e' avvenuta in quei 50 minuti di coda e ripeto che la mia istruttrice, Marina per l'appunto, guida a malapena la bicicletta ;-P In quel lasso di tempo ho ripensato a papa' che ancora mi maledice per la cifra astronomica che dovette pagare per le mie lezioni di guida 12 anni or sono: " ... un milion e mezz (c'era ancora la rimpianta Lira) e te se' mia buna de tira' fora la machina dal boss (= Box, mio papa' non sa pronunciare la lettera "X" per cui "Max" diventa "Mass", "Rex" diventa "Ress" e, ovviamente, "Taxi" diventa "Tassi")", mi rinfaccia imprecando mentre mi destreggio in improbabili manovre. Sostenere un test di guida dopo 12 anni di patente e' ancora piu' difficile perche' ormai si hanno metabolizzati errori e vizi che non si dovrebbe commettere il giorno dell'esame. Ad esempio, qui bisogna fermarsi 3 secondi (contandoli, letteralmente) ad ogni STOP, altrimenti si viene bocciati. Quando si cambia corsia e' obbligatorio "guardare sopra la propria spalla" (si vede che ho studiato per la teoria, vero?!): praticamente slogarsi il collo prima di procedere nella manovra. Insomma: piccole attenzioni che nessuno, nemmeno una che e' notoriamente un chido come me al volante, si ricorda di rispettare. Allora Marina mi ripete come un mantra: "... vai piano, tieni le mani sul volante, voltati piu' che puoi quando devi girare, non stirare i pedoni e, soprattuto, non fare la simpatica con l'esaminatrice perche' diventa ancora piu' acida..."
Poi mi insegna l'"hand signal" ( quello che devresti fare con il braccio fuori dal finestrino in caso non funzionino le frecce) nel modo sbagliato ma, per fortuna, ho l'accortezza di verificarlo sullo Schwarz-Manuale nell'attesa del mio turno.
Mai fidarsi di una catalana mora dagli occhioni da cerbiatta :) Finalmente tocca a me, sono pronta ai blocchi di partenza. Arriva la mia esaminatrice: messicana, bassa, incazzatissima e, probabilmente, mestruata. Mi ordina, severa: " Fai l'handsignal". Ed io, tra me e me : "Bella li', questa la so!". "Accendi la freccia destra, ora quella sinistra". Fatto, perfetto. Non nascondo un po' di agitazione infantile. Ma ecco che tutto accade in un battibaleno: non avevo ancora fatto in tempo ad avviare il motore che la Befana mi dice: "Le ruote davanti sono consumate, non puoi fare l'esame. Torna o con un altro veicolo o con delle ruote nuove". Non credendo alle mie orecchie, rispondo, titubante: "Sorry?!". E lei, fredda come il ghiaccio, mi ripete la stessa frase, parola per parola. Questa volta conclude con un'inequivocabile occhiataccia che significa "andale, andale!". E fu cosi' che fui bocciata all'esame di guida senza nemmeno aver messo in moto la macchina. Telefono a Marina, praticamente 3 minuti dopo l'inizio del mio esame e lei, conoscendomi, risponde: " Cosa e' successo stavolta?" "Niente, mi sono infilata il cambio nell'occhio". (vedi post "The banana killer"). Non mi resta che andare dal meccanico, fissare un altro appuntamento e salutarvi come farebbe il mio Governator: Hasta la vista, amici.

Questo post e' dedicato ad Ale, al quale ne combino una al giorno, e all'Autoscuola Buratti che spero mi abbia dedicato almeno una targhetta in ottone prima di trasferirsi alle Hawaii con i soldi di papa' Casiraghi ;-P E naturalmente a Tigro AKA Marina.

martedì 14 settembre 2010

Le interviste mai viste della Fra: Colin Farrel

PREMESSA
Quando scoprii che ero dotata di un vero e proprio talento naturale nella “ars dicendi” del raccontar balle (sono una donna, parto avvantaggiata), decisi di farne un mestiere.
Ecco come nascono “Le interviste mai viste della Fra”, una serie di fandonie inventate di sana pianta, al solo fine di farvi divertire.
Bugia.
Con il solo scopo di farmi divertire.
Perchè la mia salvezza è, è sempre stata, e sempre sarà, scrivere.
Beh, accattateville... SIGLA!



Quando "Vanity Fair Italia" mi ha assegnato l’incarico di intervistare Colin Farrell, non potevo credere alle mie orecchie: io, Francesca Casiraghi de Maress, mi sarei trovata al cospetto di uno degli dei dell’Olimpo hollywoodiano. Roba da restarci secchi.
L’appuntamento è per pranzo in Sunset Plaza, naturalmente al CaffeMed. Dopo aver messo a soqquadro tutto il mio guardaroba (Donne, voi potete capirmi: cosa diavolo si indossa per un appuntamento con Colin Farrell?!) ho optato una camicia azzurra, jeans e Converse. Cominciavo a credere che non si sarebbe mai presentato da CaffeMed quando, due ore dopo l'orario prestabilito, il posto di fronte al mio era ancora tristemente vuoto.
Ore 15: ecco che finalmente il Signorino fa il suo ingresso trionfale, seguito da almeno dieci "paparazzi"e viene a posare il suo popo' da TOTmila dollari a film al mio tavolo: decisamente un momento memorabile, più mondiale di quella volta in cui Michael Jackson venne a casa mia per usare il bagno* (ma questa è un'altra storia...).
Colin Farrell, in tutto il suo splendore, mi rivolge il più malizioso dei sorrisi e mi dice: "I'm sorry".
Tesoro, con quegli occhioni da Bambi spaurito che ti ritrovi ti perdonerei qualunque cosa.
Dunque Colin, cominciamo. Mentre lui inizia a divorare un piatto di maccheroni con una foga non proprio princ
ipesca, io attacco con la prima domanda.
"Raccontami tutto di te", dico cercando di conferire alla mia voce il tibro più sensuale possibile.
"Tutto tutto?" fa lui, togliendosi un residuo di cibo dai denti con l'unghia del mignolo.
"Tutto tutto", confermo io mentre lo osservo inorridita fare la scarpetta con il sugo.
Colin: "Tutto tutto, va bene... ti racconto tutto. Quando ero in terza ho copiato all'esame di storia.Quando ero in quarta ho rubato il parrucchino di mio zio Max e me lo sono messo sul mento per fare Mosè alla recita della scuola. Quando ero in quinta ho buttato per le scale mia sorella Heidi e poi ho dato la colpa al cane... Allora mia madre mi mandò a un campeggio estivo per bambini grassi e poi una volta non ho resistito, ho mangiato due chili di panna e mi hanno cacciato.
Ma la cosa più cattiva é stata quando ho fatto una bottiglia che sembrava vero vomito. La sera sono andato al cinema e ho nascosto la bottiglia nella giacca, sono salito in galleria e poi... poi... ho cominciato a fare dei versi cosi: bwaa...... bwaaa... bwaaaarg. E ho versato quella roba sul pubblico che stava di sotto. Allora é successo un vero finimondo, tutti hanno cominciato a vomitare e si vomitavano addosso l'uno con l'altro. Non mi sono sentito mai tanto cattivo in tutta la vita".*
Mi fissa soddisfatto, come un ragazzino che ha recitato per bene la lezione e, con disinvoltura, emette un rumoroso rutto. "I'm sorry", mi dice.
Ma va’ a cagare Colin Farrell e ridammi le 7 euro e 50 di “Chiedi alla polvere”, che è proprio un gran film di merda.

PS. D'accordo, Michael Jackson non è mai venuto a casa mia per fare la cacca....ma sua sorella sì!*

* cit. "The Goonies"


mercoledì 1 settembre 2010